All’interno storia, arte e cultura vivono e accolgono il visitatore in un ambiente fuori dal tempo.
Il rudere torreggiante in fondo al rettilineo sulla via del mare, ricoperto da erbacce e dal guano dei piccioni, testimoniava tangibilmente un fallimento storico, poi politico e sociale.
Il definitivo disfacimento di questo edificio non era lontano dopo che ne era crollato il tetto e alberi e piante rampicanti si erano impadroniti dell’interno.
Il restauro della casa non vuol significare rimozione, oblio né tantomeno nostalgia. La complessità del rapporto con il passato recente e quindi anche con l’eredità (monumentale) architettonica dei totalitarismi del Novecento ci ha accompagnato per tutto il periodo della ristrutturazione-ricostruzione. L’uso degli spazi è stato fondamentale per cogliere il significato di una ricostruzione dalle macerie di un passato vissuto dai nostri nonni, per guardare avanti, senza nulla dimenticare, forti della nostra coscienza democratica aperti verso gli altri.
La trasparenza del vetro nelle grandi finestre e nel tetto riprende ed esalta una delle caratteristiche principali dell’architettura razionalista: il concetto di visibilità e permeabilità.
L’illuminazione indiretta realizzata all’interno avvolge ogni cosa delicatamente e si espande in un rapporto costante con l’esterno.
Al posto del tetto crollato ora c’è il cielo. La luce entra dalla copertura in vetro e riempie l’interno in un tutt’uno con le nuvole, il sole, la pioggia, la neve – È sufficiente alzare lo sguardo per vedere tutto ciò che c’è da vedere, come in cima a una montagna. Si può essere soli, proprio come su una vetta o in un deserto, ma i pensieri delle persone che sono state lì, nel circolo, al cinema, ai balli del dopoguerra, vivendo le prime grandi emozioni, sono sempre presenti e non ci fanno desiderare altro che stare sotto quel cielo in una straordinaria condizione di quiete.
Sergio Bordandini